È sempre una grande emozione trovarsi all’interno della Corsa Rosa. Così anche quest’anno, se pur per sole due tappe, non ho saputo rinunciare a salutare il mio amato Giro d’Italia.
Venerdi 18 maggio uscita da lavoro con l’entusiasmo a tutta, corro a casa a preparare le ultime cose per partire insieme a Caterina, amica di avventure in bicicletta, la quale mi verrà a recuperare come sempre con il furgone, quello che solitamente utilizziamo per trasportare comodamente le nostre amate biciclette.
Salpiamo dal lago di Como e ci dirigiamo verso San Daniele del Friuli, per la precisione a Muris di Ragogna, piccolo paesino in provincia di Udine, dove alloggeremo nell’adorabile B&B Marina, gestito dall’omonima Marina fantastica donna settantenne, la quale ci accoglie come farebbe una nonna che aspetta i nipoti a casa. Un contesto semplice, pulito e ordinato con una stanza adeguata alle nostre esigenze.
Saluto Caterina e mi dirigo nella mia cameretta, dove preparo e sistemo con cura l’abbigliamento per l’indomani.
Come generalmente accade quando il giorno dopo ho una gara o un evento, trascorro la notte un po’ insonne. Provo sempre un po’ di agitazione quando ho un appuntamento entusiasmante con la mia bicicletta. Come una bambina la sera della Vigilia di Natale. C’è una sorpresa nell’aria. Una nuova avventura. E come un bellissimo e inaspettato regalo da scartare, una nuova vetta da conquistare.
Penso al nome di quella vetta. Non tanto cosi sconosciuta e inaspettata. Definita la salita più dura d’Europa dai siti internet consultati, o meglio il “Kaiser” cosi “amichevolmente” chiamato dagli appassionati del ciclismo.
Cercando di smettere di concentrarmi sul timore, sposto l’attenzione sulle belle sensazioni che mi hanno portata qui. Penso al Giro d’Italia, al contesto, alle persone che troverò lungo il percorso e alla fortuna di esserci. Scalerò lo Zoncolan di Rosa vestito.
La motivazione si fa grande, pensando soprattutto che io e Cate non saremo sole, ma verremo accompagnate da un grande gregario del ciclismo. Uno di quelli che seguivo e ammiravo comodamente sul divano, guardando le corse in televisione: Alessandro Vanotti. E cosí la paura si trasforma in felicità ed emozione.
Ho conosciuto Alessandro in azienda Santini, il quale oltre ad essere loro ambassador è organizzatore di Cycle Camp.
Contatto cosi Alessandro come contatterei un amico di sempre (incredibile il ciclismo) e ci diamo appuntamento a Tolmezzo. Insieme a noi salirà anche Mirco, guida in bici nella zona della Carnia. Partiamo dal bar “Il Gatto e la Volpe” di Gianni Londero, amico di Ale il quale ci offre un ottimo caffè (immancabile prima di un giro in bici), nonostante l’ottima colazione degustata poco prima al B&B a base di crostata fatta in casa, prosciutto di San Daniele appena affettato degustato con pane caldo, (si scioglieva in bocca!) non riesco lo stesso a rinunciare a un altro break. Nessun problema, di energia ce ne servirà per scalare lo Zoncolan.
Il Monte è una cima raggiungibile attraverso tre versanti; da Sutrio che pare essere meno difficoltoso, da Priola (frazione di Sutrio) considerato leggermente più facile rispetto a quello di Ovaro e quello da Ovaro, il più impegnativo di tutti, con ostiche pendenze e pochi tornanti, stretti e ripidi, intervallati da qualche rettilineo e con pendenze superiori al 15%. Con una pendenza media dell’11.6% e con pendenze oltre il 20%. In pratica in soli 10.5 Km si scalano 1.200 metri di dislivello.
Ovviamente quello che abbiamo affrontato noi!
Con una ventina di chilometri di riscaldamento nelle gambe, prima di iniziare a salire ci fermiamo ai piedi della salita a gustare un po’ di atmosfera del Giro. Musica nell’aria, tantissime biciclette e il profumo di salamelle e birra. Quasi si apre ancora uno spazio nello stomaco. Tiro fuori una barretta energetica per non pensarci e per caricarmi un po’.
Facciamo qualche foto ricordo sotto l’arco che indica l’inizio della salita e giriamo qualche storiella Instagram.
Basta, sono le 11.30 è ora di salire! Partiamo tranquilli rallentati dalle tantissime persone lungo la strada, tifosi e non, a piedi e in bici. Chi con il cane, chi con i bambini, chi con entrambi. Percorriamo la salita a zigzag cercando di non fermarci. Se metti giù il piede è finita: Sei a piedi!
Il primo tratto è piuttosto tranquillo, si ride e si scherza ancora, ma superato l’abitato di Liariis le risate si interrompono e smetto di parlare. Comincia la parte piú ripida.
Alessandro mi spiegherà come fare per recuperare e non stancarmi e io cercando di non guardare troppo avanti mi concentro sulla pedalata e sulle sue parole. Tra un’apnea e l’altra, prendo fiato e ad ogni tornante cerco il recupero. Purtroppo a metà salita veniamo sorpresi dalla grandine che ci piomba improvvisamente addosso e ci costringerà a scendere dalla bici rifugiandoci all’interno del bosco. Chiediamo asilo agli alberi che ci proteggeranno. Ci copriamo con le nostre mantelline termosaldate e attendiamo che smetta.
Mi guardo attorno e non vedo piu’ Caterina. La scambio per un’altra e dopo avere fatto la mia pessima figuraccia nello sbracciarmi a salutarla, (lo sforzo in salita inizia a giocare brutti scherzi) mi accomodo sotto un pino e insieme a Mirco e a Vanotti iniziamo a scherzare un po’, per non sentire il freddo, la pioggia e la fatica. Che bello affrontare una salita con questo spirito! A grandinata terminata torniamo in sella. Fortunatamente, nonostante l’asfalto bagnato e la pendenza, non riscontro difficoltà nel risalire sulla bici. Continuo a pedalare con i miei accompagnatori speciali i quali a ogni metro si voltano per controllare se ci sono.
Ero un po’ esausta, ma senza darlo troppo a vedere e come generalmente faccio in bici, cerco sempre di tirare fuori quel poco di grinta che mi rimane e quel sorriso che psicologicamente fa bene allo spirito e ricarica.
Piuttosto ignara di come andrà avanti la salita, inizio ad emozionarmi.
Le persone a bordo strada aumentano. Chi attrezzatissimo ha montato griglia, tende e tavoli. Chi è semplicemente lí ad aspettare, già con il telefono pronto per scattare.
Una cosa che mi ha sempre affascinato di questo sport è vedere i tantissimi tifosi che si apprestano ad aspettare per le strade diverse ore prima i corridori, per poi se ci penso, vederli una manciata di secondi.
È stato ancora più incredibile vedere tutte queste persone arroccate sulla vetta dello Zoncolan. Macchie di colore ovunque, colorando la montagna e insieme ad essa anche il mio umore.
Nonostante la fatica, verso la vetta non riuscivo a smettere di sorridere. Che gioia! Partita dal cuore ora abbraccia il mio corpo. Mi sento bene e non ho più paura di non farcela. Sono quasi arrivata!
Fortunatamente verso l’ultimo tratto le pendenze tornano ad essere ragionevoli, tanto che in tratti al 7% la sensazione è quasi quella di pedalare in pianura.
Il tratto che ho trovato sicuramente più suggestivo è stato verso la cima, dove vi sono tre brevi gallerie illuminate, molto caratteristiche.
Lì la strada lascia spazio a uno scenario incredibile, che toglie il fiato. Anche se già con la sua incredibile pendenza l’avevo già ben spezzato. Le pulsazioni sono a mille. Uscendo dall’ultima galleria le persone sembrano essere moltiplicate. Tifosi che mi vengono accanto incitandomi. Un ragazzo che mi spinge per darmi una mano a sentire meno fatica. I ragazzi di solowattaggio che fanno un po’ di cinema e ci fanno ridere.
Che atmosfera fantastica! W il Giro d’Italia! W il Ciclismo! Questo sport che passa in mezzo alla gente, tra la gente.
Ad un tratto arrivando verso il GPM sento urlare il mio nome. Sbalordita mi volto. Una persona che mi segue su Instagram mi ha riconosciuto e incitato! Altre lo seguono in coro. Non capisco più nulla, ma sono molto felice. Vedo Alessandro voltarsi continuamente sorridendomi: Grande Francy! Dai che sei arrivata.
È fatta! Ci siamo.
Arriviamo alla zona transennata dove le guardie dopo qualche controllo ci fanno passare grazie ad Ale il quale riuscirà a farmi varcare il confine e a portarmi sotto il traguardo, dove persino le telecamere della Rai hanno ripreso quel mio istante di gioia. Lo capirò piu tardi, quando troverò il cellulare colmo di messaggi: Ti abbiamo vista in TV!

Se penso a quel giorno, tutt’ora fatico a trovare le giuste parole per descrivere l’immensa gioia che ho provato. Una delle tappe piu belle a cui ho potuto assistere. Soprattutto quando sotto lo stand allestito in cima al Monte ho potuto conoscere persone come Gilberto Simoni, peraltro persona molto cordiale e simpaticissimo, con il quale ho chiacchierato come se lo conoscessi da sempre.
Sotto il gazebo siamo anche stati accolti da banchetti di prodotti tipici friulani, che dopo l’intensità dello sforzo ho apprezzato. Ci siamo rifocillati con pane e prosciutto di San Daniele appena affettato, Frico di patate e formaggio, birra e vino.
Un’accoglienza fenomenale! Tanto da non sentire più il freddo e la stanchezza.
E cosi, tra una degustazione e l’altra ci appostiamo in quello stadio naturale, tra la gente, in attesa dei corridori. Mentre li vediamo arrivare, iniziamo a esultare, gridare di gioia.
Li vediamo come tanti puntini colorati scalare la montagna, alla conquista della vetta. I brividi iniziano a farsi sentire sulla schiena.
Sarà Christopher Froome a imporsi e a vincere la 14^ tappa della Corsa Rosa, ma insieme a lui, sento di avere vinto anch’io. Stanca, infreddolita, poco presentabile forse, ma felice. È stata una delle tappe più belle ed emozionati a cui ho partecipato sino ad ora. Anche il rientro a Ovaro è stato bellissimo.
E’ stata un’altra fantastica esperienza che la bici mi ha saputo regalare. Grazie soprattutto ai super gregari che mi hanno accompagnata e aspettata fino in cima, al contesto che mi ha circondata e alla mia passione che tiene in movimento le mie emozioni, ma soprattutto le mie gambe.
Grazie Alessandro Vanotti per avermi aspettata, grazie Caterina per avermi seguita e a Mirco, ottima guida!

Rispondi