Tutto incominciò quando Alessandro Vanotti un giorno mi chiese se volevo partecipare alla Gran Fondo Marco Pantani da lui organizzata. Una Gran Fondo nata con l’idea di ricordare la doppia vittoria Giro e Tour siglata Marco Pantani quel famoso 1998.
Modificando il planning ferie, decido di confermare la partecipazione e di andare, perchè la mia passione per il ciclismo nasce proprio da li. Da quando da bimba sentii parlare di lui: Il Pirata.

Quando ancora non ne capivo nulla di ciclismo, anche se amavo moltissimo mettermi in sella alla mia bici, sentii raccontare di un pirata che correva in bicicletta. Ma come? I pirati non stanno sui velieri per mari? Non tutti! Ce n’è uno speciale che indossa una bandana e va in bicicletta. Un pirata per il quale i grandi impazziscono solo a sentirlo nominare. Che gira per le strade in mezzo alla gente e che quando passa tutti vogliono andare a vederlo ed esultare. Appassionati di ciclismo e non, era un’attrazione magica e misteriosa ed era la stessa che accomunava un po’ tutti quando si parlava di lui. Ancora oggi accade la stessa cosa quando lo si ricorda.
Cosi il 31 agosto prendo auto, bici e mi dirigo a Cesenatico, direzione Grand Hotel, dove trovo ad aspettarmi Elena Martinello. Combinazione di fattori, anche lei nel mio stesso Albergo e nella stanza accanto.
Elena l’ho conosciuta tramite i nostri canali social, incontrata poi di persona alla GF Stelvio Santini. Ho avuto subito feeling con lei. Come se la conoscessi da tempo. Il nostro stile di vivere il ciclismo è molto simile, così da fare nascere fin da subito un bel legame.
Iniziamo a sistemare le nostre bici in camera. E’ sempre piacevole quando gli alberghi riconoscono il valore del tuo compagno di avventure e ti concedono di portarlo in stanza con te.
Usciamo dalla stanza e incontriamo Alessandro, contento di vederci, ci accompagna a visitare lo Spazio Pantani, un museo multimediale interamente dedicato a Marco. Struttura nata dalla volontà della famiglia Pantani insieme al comune di Cesenatico e alla Fondazione con l’intento di portare avanti il ricordo di un grande campione e di promuovere quelli che erano i suoi valori. Dopo qualche foto e riflessione personale, usciamo dal museo con un filo di silenzio avvolto da tanta emozione. Decidiamo di spezzare la malinconia e di fare un giro per la bellissima Cesenatico dirigendoci a Porto Canale dove io ed Elena degusteremo un piacevole aperitivo conoscendoci un po’ meglio e chiacchierando un po’. Spensierate e divertite trascorriamo il pomeriggio insieme passeggiando per le vie del centro alla ricerca di un piccolo, ma prezioso souvenir. Dopodiché ci rechiamo alla cena di beneficienza organizzata per Cicling for Armenia dove prenderemo posto al tavolo di Beppe Martinelli, Direttore sportivo di altissimo livello. Era proprio lui il DS sull’ammiraglia al seguito di Marco, quando nel ‘98 vinse i due grandi giri.
Ed era proprio lui seduto di fronte a me.
Mi guardo attorno un po’ intimidita appena noto con stupore che al mio tavolo c’è anche il papà di Marco Pantani, oltre al telecronista Davide De Zan, agli amici giornalisti Carlo Brena ed Elena. E poi, nei tavoli accanto al nostro ci sono loro, i campioni Moser, Berzin, Cipollini… intravedo anche Velo, Barbero, Frattini.. con alcuni di loro ho avuto anche la piacevole occasione di scambiare qualche parola, cosi come con Cassani che ringrazio per avermi dato qualche dritta sulla preparazione per la mia prima Maratona che mi vedrà coinvolta a Venezia questo ottobre.

Sentendoli parlare, capisco che nessuno di loro ha mai smesso di ricordare e amare Marco. Come se da quel 14 febbraio del 2004 non fosse trascorso un giorno. C’è ancora tantissima commozione nel parlare di lui. Mamma Tonina e papà Paolo ce lo ricordano cosi bene che lo sento come se fosse qui tra noi.
Finita la serata qualche foto e torniamo in Hotel, pronti per l’indomani. Pedalata fino a Rimini, all’Italian Bike Festival che ho trovato molto carino con diversi stand interessanti per chi è appassionato delle due ruote, talmente tanto interessante che ci accorgiamo che si è fatto tardi e arriviamo giusto in tempo per la pedalata con gli ex campioni, organizzata da Alessandro in collaborazione con l’Hotel Lungomare per il pomeriggio del sabato.
A scortarci durante la pedalata è stata proprio l’ammiraglia ufficiale presente quel 1998. Gialla, loggata Mercatone Uno con a bordo Beppe Martinelli.
Appena lo vedo a bordo dell’auto mi si riempiono gli occhi di commozione e anche lui lo è. Intravedo il suo volto dal finestrino. Chissà la testa che ricordi gli sta riproponendo.
Ci dirigiamo tutti insieme con le bici verso la tomba della famiglia Pantani. Sul tragitto mi trovo a pedalare accanto a Cipollini, Frattini, Lelli.. con i quali farò qualche foto, stories Instagram, come se fossi in giro con gli amici di sempre. E’ anche questo il bello del ciclismo, penso. La felicità di condividere qualcosa di molto semplice come una pedalata in compagnia, facendola diventare qualcosa di veramente grandioso. Per un attimo mi sono sentita parte dello stesso gruppo e allo stesso livello.

Ed ecco che arriva il bellissimo sabato sera. Dopo la pedalata, ci siamo dirette alla Notte Gialla allestita all’interno del Teatro di Cesenatico, dove un grandissimo giornalista come De Zan ha orchestrato comici di Zelig e artisti vari, i quali spezzavano la malinconia con qualche risata o bella musica tra un video e l’altro che mostrava le grandiose imprese eroiche siglate Marco Pantani.
A ormai notte inoltrata torniamo in albergo. Io fatico a prendere sonno. Tosse e raffreddore non mi permettono di chiudere occhio. Preparo i vestiti per la gara, controllo che la bici sia in ordine e cerco di dormire. Sveglia 5.30, (avrò dormito si e no un paio di ore) mi trovo con Elena in corridoio, con entrambe lo sguardo pieno di sonno quasi fatichiamo a parlare e scendiamo per la colazione che ci darà il buongiorno.
Si va allo start alle ore 7. Dove i 30 minuti di attesa voleranno velocemente. Sento che a malincuore dovrò rinunciare al percorso lungo optando per il medio fondo. Le mie condizioni di salute non sono delle migliori. 107Km con 1254 metri di dislivello possono bastare.
Parto insieme ad Elena e insieme seguiremo un gruppetto veloce, forse fin troppo, non sono solita seguire i fuggitivi, tanto che ad un certo punto mi giro e mi accorgo che lei rallenta. L’aspetto. Stiamo insieme e ci ritroviamo per un tratto sole. La prendiamo con filosofia.. ci guardiamo attorno pensando che il paesaggio circostante non è poi cosi male. Prendendoci un po’ in giro sull’errata tattica, dopo qualche chilomento di corsa solitaria veniamo riprese da un gruppetto. Pensiamo sia quello giusto per farci trasportare, anche se nel mentre non so come, mi volto e non la vedo più. L’ho persa definitivamente.
Cosi continuo per un tratto da sola fino all’inizio della salita Ciola, dove un signore mi affiancherà dandomi qualche dritta su come affrontarla.
Capisco che è uno della zona e che non è in gara. Nessun numero attaccato sulla schiena. Gentilissimo decide di volermi aiutare e di stare con me. Gli piace il numero che porto, il 46, quello di Valentino.
Gli chiedo il suo nome e capisco che è uno che di ciclismo ne sa e non solo. È Marcellino Lucchi, ex pilota motociclistico italiano, il quale mi racconta degli allenamenti per quelle strade con Pantani, delle gare con Rossi, il signore che ha deciso di condividere la corsa con me. Durante la salita di Montevecchio scopro che ha un negozio di biciclette a Cesena e che anche lui lavora in questo settore con tanta passione.
Tra un racconto e l’altro su Marco quasi non sento più la fatica. Sono molto felice. Quelle scritte sull’asfalto che ricordano il Pirata mi tagliano il fiato, ma lo sforzo si trasforma in emozione.
Marcellino starà con me fino a Carpineta, poi vedo che si accorda con altri ragazzi della zona, incontrati lungo il percorso. Uno di questi, anche lui senza numero, senza parlarmi, mi indica con la mano di stargli a ruota. Lo seguo. Va velocissimo, una moto.
Io cerco di mettermi in scia e di farmi trasportare. Guardo il Garmin e vedo che siamo a 90km di gara e che non manca molto. Ancora una decina di chilometri ed è fatta.
Quando incontriamo il cartello 2Km all’arrivo, prendo velocità. Spingo le gambe più che posso. Sul computerino leggo 40Km/H. Sono scarica, stanca, ma non voglio mollare. Un signore in bici mi affianca e sorridendomi mi dice: “Ma quando ti si scarica la batteria?” Non ne avevo più, ma la voglia di arrivare era tanta.
A pochi metri dal traguardo quel gregario sconosciuto rallenta si volta e mi saluta, gli urlo un “GRAZIE” per quello che ha fatto per me con il fiato rimasto e alzo le braccia al cielo.
Non perchè ho vinto. Ma perchè ho corso per Marco Pantani, sulle sue strade e questa gioia è per lui. Per lui che senza saperlo mi ha trasmesso l’amore per questo meraviglioso sport.

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