Se come me non avete mai sentito parlare del test che Prologo mette a disposizione per la scelta della propria sella, vi consiglio di dare un occhio al loro sito e di scoprire MyOwnFittingSystem, il sistema biomeccanico che Prologo utilizza per trovare la sella adeguata all’esigenze del ciclista, amatore o professionista. Consiste in un test molto semplice, che si compone di quattro fasi e che viene effettuato in meno di un’ora.
Come primo step del test viene delineato quello che è il profilo del ciclista, sulla base di alcune domande poste dal software, dopodiché viene effettuata la valutazione posturale dell’atleta attraverso la MyOwn Station, una sorta di cubo collegato ad un computer, su cui viene fatto sedere l’atleta per effettuare due importanti valutazioni: La prima volta a misurare la distanza delle ossa ischiatiche, mentre la seconda l’estensione, la flessibilità e la rotazione pelvica.
In questa fase, si stabilisce la forma e la larghezza della sella: Tonda, semi-tonda, piatta. Dopodiché verrà verificato il BMI (l’indice di massa corporea) inserendo il peso e l’altezza del ciclista. Questo dato è molto importante, perchè permette di stabilire il tipo di pressione esercitata e quindi di decidere oltre alla forma e alla larghezza, anche lo spessore.
Il test MyOwn può essere fatto da tutti ed è un sistema disponibile presso i rivenditori ufficiali Prologo. Se volete effettuarlo anche voi, non dovete fare altro che accedere al sito Prologo e cercare il rivenditore di competenza della zona da voi indicata.
Personalmente ho trovato molto interessante eseguire questo test. Ho sempre ritenuto che, oltre al tipo di fondello utilizzato, la sella giochi un ruolo molto importante, soprattutto quando le ore trascorse sulla propria bicicletta sono parecchie.
Inseguito al test, mi è stata indicata come sella ottimale alle mie caratteristiche, la Dimension 143, una sella corta, con forma semi-tonda la cui superficie presenta tecnologia CPC (Connect Power Control), sistema studiato dai tecnici di Prologo che si compone di intagli di tessuto differenti, su cui sono posti piccoli coni posizionati in punti strategici, volti ad assorbire vibrazioni e urti, aiutando il ciclista a mantenere la posizione migliore, assicurando il grip necessario in qualsiasi condizione atmosferica, migliorando anche il livello di ventilazione. Infatti, proprio grazie al suo design esagonale, agevola il flusso d’aria riducendo il calore nella zona di contatto.
Nella foto qui accanto vedete la mia Dimension, ma diverse sono le tipologie di materiali, forme con cui può essere realizzata la propria sella.
Incredibile pensare che dietro ad ognuna di essa ci sono studi e test specifici volti a migliorare la loro funzionalità. Quella che banalmente un tempo era una semplice sella, si è trasformata oggi in un oggetto sofisticato e tecnologico.
Il ruolo di Prologo come Azienda è proprio questo. La sua nascita in realtà è molto recente, vedendo lanciare la prima sella nel 2007, ma la sua crescita è stata importante e di supporto allo sviluppo di altre aziende. Prologo non è solo un marchio, ma è l’inizio di un discorso. È quello che accade prima della manifestazione di un fatto e specificatamente in gergo ciclistico, è ciò che avviene prima di una corsa a tappe che generalmente viene a manifestarsi attraverso una gara a cronometro (il cronoprologo). Ecco perchè la O del logo scritta in quel modo. Quel simbolo che da sempre, senza uno specifico motivo, mi piace tanto. Quella O cela un cronometro, un tempo che scorre e con esso un obiettivo da raggiungere.
Sono contenta di avere avuto la fortuna di entrare a conoscere l’Azienda Prologo. Un po’ grazie alla mia attività in bicicletta, ma soprattutto grazie a Salvatore Truglio, General Manager, il quale mi ha aperto la porta e mi ha raccontato la nascita di una bellissima storia.
Il fatto che mi piace andare in bici si era capito, ma al contempo ho sempre trovato interessante scoprire l’affascinante mondo che ruota attorno alla bicicletta ed è davvero sempre sorprendente, cosi come lo è stato conoscere cosa si nasconde dietro a quella che sembrava una semplice sella e che ora è diventata anche la mia.
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