Su Zwift con Elite Cycling, la mia “roller therapy”.

Doveva semplicemente essere un test, a pochi giorni dal mio compleanno. Volevo tornare a pedalare per prendere confidenza con le auto, cercando di smaltire non solo la noia e i Kg di troppo, ma soprattutto la paura accumulata dal giorno dell’incidente.

Decido cosi, a due mesi dal trauma, di uscire per una breve pedalata. Una semplice “Coffee Ride”, come mi piace definire le mie uscite brevi e rilassanti, insieme a Fabio. Con la stessa ansia mista a felicità che da bimba provavo il primo giorno di scuola, monto in sella alla mia Mtb, ma subito mi accorgo che qualcosa non va. Al primo tratto in lieve discesa afferro il freno con fatica. Stringo i denti mentre la mano destra dolorante non riesce a tenere saldo il manubrio. La felicità nel tornare in bici mi porta a mascherare il dolore e a fingere con Fabio che va tutto bene, tutto… fino al primo tratto di salita dove nell’alzarmi sui pedali avverto una sensazione di rigidità articolare al ginocchio sinistro. Niente. Niente andava bene. Se non il sole e il lago attorno che mi incoraggiavano a non mollare e ad andare avanti.

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Non riesco però continuare a fingere con Fabio, cosi confrontandomi con lui, che oltre ad essere rianimatore si occupa di medicina sportiva, decido di ascoltarlo e di andare subito a fare una risonanza di controllo. Credetemi: E’ stato come risentire la macchina addosso, quando il Dottore sventolando il referto davanti ai miei occhi, mi ha comunicato la maledetta frattura scafoidea. Ed è stato come atterrare nuovamente sull’asfalto quando ha esclamato: “Ma lei non ha più il legamento collaterale del ginocchio sinistro!” Non solo avevo capito che non potevo tornare in sella, ma che anche il pensiero di andare a correre era da cestinare.

Non so se avete mai letto il libro Novecento, di Alessandro Baricco. Beh, se non l’avete letto fatelo, perchè è davvero bellissimo. Oppure prendetelo e sfogliatelo e andate a cercare la parte in cui spiega la teoria del chiodo e del quadro, quando ad un certo punto “fran”, il quandro e il chiodo, non si sa per quale motivo, cadono.

Ecco, “Fran…” in quello momento sono caduta io.

Con la tristezza e un filo di rabbia, prendo immediatamente contatto con l’ospedale Gaetano Pini di Milano dove mi verrà immobilizzato immediatamente l’arto con il 50% delle possibilità di consolidare la frattura scafoidea, ma con un controllo effettuato dopo un mese, viene evidenziato che purtroppo qualcosa non sta andando bene. La sofferenza dello scafoide risulta molto marcata da dover procedere immediatamente con l’intervento chirurgico. Un’operazione che fortunatamente è andata a buon fine, ma che ha comportato l’impianto di una vite in titano all’interno della mano destra, vite che terrò per sempre.

Scoprire le fratture, proprio quando pensavo di tornare in sella, mi ha conferito un senso di tristezza enorme. E’ stato come rivivere quel maledetto 25 novembre. Non volevo crederci!  Avevo un bellissimo paio di scarpette da corsa praticamente nuove, riposte nell’armadio e una splendida bici in arrivo. Non ho mai sofferto le situazioni di sconforto; dovevo assolutamente trovare una soluzione e visto che dal punto di vista riabilitativo avrei dovuto pedalare, presi il mio smartphone e iniziai a chiedere ai miei follower un consiglio sul tipo di rulli che avrei dovuto comprare. Ammetto che ai rulli ho sempre preferito praticare sport all’aperto, nonostante la pioggia ed il freddo. Ma con una mano rotta e un ginocchio fuori uso, pedalare in casa era l’unica alternativa.

Mi rivolsi cosi alla mia community, cercando un po’ di conforto e ricevendo con stupore tantissimi feedback. Tra questi il più importante dall’amico Max di BKLK, il quale domandandomi se avessi mai preso in considerazione i rulli Drivo o Direto di Elite, decide di mettermi in contatto con Mattia, ragazzo affabile, il quale mi ha aiutato fin da subito, prendendo a cuore il mio caso. Cosicché, affidandomi al sondaggio che avevo posto qualche giorno prima, chiesi ad Elite il rullo Direto, un rullo interattivo che permette di simulare la pedalata come durante un’uscita su strada, dove le variazioni di potenza e di pendenza non mancano mai, mettendoti in condizione di pedalare anche in salita, simulando una pendenza fino al 14%. Essendo interattivo, Direto è facilmente collegabile a qualsiasi dispositivo: Tablet, smartphone, computer… semplicemente avvalendosi della connessione bluetooth. Diverse sono le App con cui si può fare interagire. Io ho scelto il software Zwift, una sorta di Videogame della bici, dove si può pedalare su oltre 100 km di strade, suddivise in cinque mondi diversi: Watopia, New York, Londra e sulle strade dei mondiali di Richmond ed Innsbruck. La cosa che sicuramente lo rende molto accattivante è la possibilità di condivisione della pedalata con altri utenti, soprattutto se si utilizzano programmi come Strava

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Confesso che ero incuriosita ed attratta da tempo da questa nuova dimensione. Oggi posso testimoniare non solo il suo aspetto divertente, ma anche l’utilità, sia a livello motorio che mentale. Anche se con il dolore alla mano ed il tutore al braccio è stato difficile, non c’è stato come tornare in sella a pedalare per migliorare il mio umore e la mia forma fisica. La rigidità all’articolazione, pedalata dopo pedalata è come svanita.

 

Utilizzavo già un paio di rulli Elite in passato, ma erano un vecchio modello e non mi permettevano di pedalare realmente con altre persone. Credetemi; per una persona sportiva, abituata a condividere le proprie corse/pedalate, trovarsi ferma e sola in casa non è facile. Ringrazio quindi Elite per avermi dato questa fantastica alternativa.

Diversi sono i vantaggi nell’utilizzare un home trainer. Primo fra tutti poter pedalare in qualsiasi momento della giornata e non dover rinunciare al proprio allenamento soprattutto quando le condizioni meteo non sono favorevoli. L’unico aspetto che bisogna tenere in considerazione però è che pedalare sul rullo può risultare piuttosto rumoroso, quindi se si vive come me in appartamento, è auspicabile procurarsi il Training Matun tappetino fonoassorbente, che oltre a proteggere il pavimento dal sudore e dal grasso della bicicletta, evita rumori spiacevoli dati dalle vibrazioni durante la pedalata. 

A pochi giorni dal mio rientro in sella, potrei dire che questa stagione della mia vita non è stata del tutto negativa, ma mi ha dato nuove possibilità e l’opportunità di cogliere aspetti diversi della mia persona che ancora non conoscevo. Anche se in casa al chiuso, tornare in bici è stato come ricevere una carica emotiva pazzesca.

Forse può sembrare futile a chi non fa sport, ma per chi è abituato come me ad allenarsi tutti i giorni, riuscire a farlo in casa e condividere la propria esperienza con altri è stato terapeutico.

Ora che ho sganciato la bici dai rulli sono già gasata dall’idea della prima uscita in bici. Al momento l’ho portata da Equilibriumbike per la messa a punto effettuata dal biomeccanico Luciano.

Sono pronta per uscire e non mi sembra vero!

Se da novembre ad oggi è stato un lunghissimo inverno, sono certa che sarà una bellissima estate.

 

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