Spesso quando affrontiamo delle gare in sella alle nostre biciclette vogliamo sentirci un po’ tutti quanti degli eroi, ma non all’Eroica. All’Eroica ci sentiamo “Eroici”. Su e giú per le famose “strade bianche”, in sella alle nostre biciclette d’epoca, camuffiamo la nostra smania di competizione sotto uno stile vintage. Non ci importa del tempo medio registrato dai nostri ciclocomputer che per un giorno spariscono dai manubri, nè tantomeno di gareggiare con chi ci pedala accanto. Ci sentiamo dei ciclisti di un’epoca lontana che, nel mio caso, non mi è mai appartenuta.
E’ stato con questo spirito che ho vissuto e affrontato la mia prima Eroica. Travestita da ciclista d’epoca, ho nascosto quella parte di me competitiva, mettendomi accanto, e in certi casi anche volentieri dietro, agli altri ciclisti. Con la mia Torpado azzurra anni ’70, recuperata grazie a Dario, amico appassionato di bici storiche con il quale ho condiviso parte di questa bellissima esperienza.
È la mattina di venerdi 4 ottobre. Preparo la valigia infilando per primo nella borsa il mio Kit Eroico: Maglia e calzoncini di lana cuciti a mano dal maglificio Santini, sponsor ufficiale dell’evento. Inforco la bici e raggiungo i miei amici di Sartoria Ciclistica grazie ai quali ho ricevuto l’iscrizione, offerta da FAEMA. Sono contentissima di partire, anche se un po’ intimorita dall’idea di utilizzare una bicicletta con cui non ho mai pedalato. Salgo sul furgone insieme alla mia solita compagna di avventure; Caterina. In macchina con noi ci sono Federica, ragazza alle prime armi ciclistiche di cui ho apprezzato la forza di coraggio e il sorriso contagioso. Dario, lo “spacciatore” di bici d’epoca e Daniele, l’organizzatore ufficiale del nostro weekend Eroico. Raggiungiamo gli amici Michele, Andrea, Alex il sardo ed il presidente Enrico ad Ambra, dove soggiorneremo, inaugurando il nostro arrivo con una cenetta tipica toscana. Nel mentre che state leggendo, segnatevi questo nome: “Alla Corte di Bacco“. Ristorante tipico toscano che vi consiglio vivamente. Nonostante ci siamo presentati nel locale in una decina alle ore 22, siamo stati accolti dalla cordialità del gestore. La cena è stata una degustazione di prodotti tipici: Antipasti misti della casa, Pici al cinghiale (penso i più buoni che io abbia mai assaggiato), dell’ottimo Chianti classico e per darci la buona notte cantucci e vino (come da mia consuetudine quando mi trovo in territorio toscano).
Arrivato il sabato, giorno dello shopping al mercatino eroico, ci dirigiamo a Gaiole, dove tra bancarelle con oggetti di valore e qualche cianfrusaglia ci perdiamo a rovistare e fotografare, incantati da uno spazio e tempo improvvisamente cambiati. Sembra di essere in un’altra epoca.
Mentre passeggio ammirando i vari stand incontro qualche amico, tra cui Elena Martinello e Jacek, il figlio di Luciano Berruti, l’uomo Eroico che è stato testimone ed interprete di un ciclismo di altri tempi. Vedo in lui un po’ di commozione, mentre saluta qua e là qualche seguace di suo padre, ma anche gioia nell’incontrare tutte le persone che con ammirazione lo ricordano. Incontro anche la moglie di Luciano, che mi abbraccia con lo stesso calore di una madre quando abbraccia la propria figlia, contenta di vedermi partecipare a un evento a cui per ovvi motivi è molto legata. Sono felice di incontrarli lì.
È stata una giornata straordinaria ed insolita. A cominciare dalla colazione a base di panino con la porchetta, di cui non sono una fanatica, ma giuro che era divino e si scioglieva in bocca; al pranzo in cui mi sono trovata tra le mani, con un po’ di ignoranza, il panino al Lampredotto scoprendone poi in un successivo momento il contenuto.
Con la pancia piena e le gambe ormai stanche di girare, ci dirigiamo al ritiro del rinomato pacco gara; una bellissima scatola di latta contenente una bottiglia di Chianti Classico con etichetta dedicata all’evento e tanti altri interessanti gadget. A fine giornata torniamo al casale toscano dove abbiamo soggiornato durante il nostro weekend eroico e mentre qualche amico è ancora a Gaiole a fare affari tra le bancarelle, provo sotto lo sguardo vigile di Cate la mia bici. Qualche km avanti e indietro per testare gli attacchi dei pedali a gabbietta e le scarpette a cui non sono abituata. Dopo qualche tentativo mi sento a mio agio e finisco la serata serena con la solita cena toscana come buona notte.
È l’indomani e sono le 4.50 del mattino.
Suona la sveglia, mi catapulto dal letto e con un po’ di freddo sulla pelle mi infilo volentieri i vestiti di lana merino. Siamo in 10 in casa a dovere condividere 2 bagni, ma non so con quale miracolo ed organizzazione estrema, alle 5.30 partiamo tutti insieme diretti verso Gaiole. La passione a volte fa fare sforzi incredibili alla gente e questo l’ho visto soprattutto nell’incontrare i ciclisti eroici del percorso lungo, i quali muniti di luci hanno iniziato a pedalare alle 4.30 del mattino, percorrendo la 209 km. Tra il sonno, il freddo e il silenzio, sentivo il tintinnio delle loro bici d’acciaio che nel buio sfrecciavano timide illuminandoci la strada. Li ho ammirati dall’inizio alla fine. Noi invece, avendo tutti la stessa passione, ma non lo stesso allenamento, abbiamo scelto di partecipare insieme al percorso Cento, di 106 Km, inedito dedicato a Felice Gimondi, il campionissimo scomparso improvvisamente a metà agosto. Per lui a pedalare in testa al gruppo c’è la figlia Norma, appassionata anche lei dell’Eroica. Il nuovo tracciato inserito per l’edizione XXIII, non è esageratamente impegnativo con i suoi 1’700 metri di dislivello e 49km di strade bianche. Su e giù per le Crete Senesi siamo riusciti a stare tutti in gruppo, o meglio, quasi tutti, purtroppo Dario per una scarpa totalmente rotta ha dovuto abbandonarci e finire sul fine corsa. Ce la siamo goduta lungo il percorso, nonostante qualche disagio tecnico, qualche ruota bucata (tra cui anche la mia). I succulenti ristori dell’Eroica ti fanno dimenticare tutti i problemi, rifocillandoti con prodotti tipici toscani.
Sono rimasta colpita da L’Eroica che è stata per me manifestazione dei valori legati a un tempo distante, espressi da uno sport umile ed umano. Arrivare con la pelle ed i vestiti sporchi di polvere mi ha fatto sentire parte di un ciclismo molto diverso da quello a cui sono abituata. Mi sentivo parte di quel motto che con poche e semplici parole racchiude esattamente il significato di questo evento: La bellezza della fatica, il gusto dell’impresa. È stato tutto esattamente cosi! La bellezza di avere vissuto l’impresa Eroica e il gusto di averla conclusa insieme a dei nuovi amici.
All’arrivo eravamo sporchi, assonnati, ma davvero entusiasti di quanto avevamo vissuto insieme. Ancora piu uniti ed amici di quanto non lo fossimo appena partiti.
È cosi che ricorderò il mio weekend eroico. Impolverata e felice. Stanca, ma motivata. La sorpresa di sentirmi comoda e bene in abiti che inizialmente non sentivo miei su una bici con cui non avevo mai pedalato.
Sono sincera; avevo voglia di fare l’Eroica, ma non ero partita con grandi aspettative. Ho persino avuto il timore di non portarla a termine, ma avevo una grande motivazione interiore, quella di divertirmi e di vivere un evento ciclistico con uno spirito nuovo portando a casa un’esperienza diversa, tutta da raccontare.
Ringrazio Sartoria Ciclistica e Faema per avermi dato la possibilità di partecipare, il maglificio Santini per l’ottimo equipaggiamento, ma soprattutto tutti i ragazzi che hanno condiviso con me questa meraviglia.
Grazie di cuore Eroici!
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